Quella tra Alessandra e le sue api è una storia che nasce nell'inverno 2004/2005 quando in attesa di un secondo figlio, Alessandra cercava qualcosa da intraprendere per poter lavorare pur avendo vicino i bambini. L'azienda agricola di famiglia non aveva mai prodotto altro che fieno e foraggi, si iniziò allora a girare per le fiere, con il piccolo Enea sulle spalle di babbo Franco e mamma Alessandra con il pancione al seguito. Enea fu incuriosito dalle casette delle api e iniziò a girottolarci intorno, fu così che ci soffermammo e un signore gentile ci venne a parlare delle api. Si insinuò così nella mente il pensiero che ronzava e ronzava sempre di più. Con informazioni elementari, un 80% di incoscienza e la restante parte di inesperienza fu così che ad Aprile arrivarono le api, portate da Paolo, del centro Apicoltura, che visto che col pancione Alessandra riusciva a malapena ad affacciarsi sulle cassette, fece anche da supporto per tutta la stagione.Tra le api e Alessandra da quel primo travaso nelle cassette fu subito amore, e il ronzio delle api fa da sfondo a tutte le altre attività dell'azienda agricola che conduce insieme al marito Franco, a Enea e a Paride, che nel loro piccolo si danno da fare. Dopo il primo anno a livello amatoriale, aprimmo l'attività apistica in maniera ufficiale, i corsi, i consigli dei colleghi, i mercatini per farsi conoscere, che nome dare all'attività? "Apicoltura Arrigoni" sembrava troppo presuntuoso e poi ricordava una nota marca di prodotti inscatolati, inoltre, il miele mica lo facevano le persone, lo facevano le api!!! "Le api di Alessandra" appunto erano le brave artefici di quel miele tanto apprezzato che era finito prima di Gennaio. Sul vasetto sarebbe venuto scritto: produttore "Le Api di Alessandra", perfetto, il gusto merito a chi merita! E così fu. Poi venne la strage delle api, e in preda alla mortificazione di trovarsi gli alveari vuoti, decidemmo di riacquistare le famiglie, ma di fare anche qualcosa in più, per evitare che finiscano sui campi di mais contaminati dalle peggiori schifezze o peggio nei vivai.

 

Nel 2009 abbiamo impiantato la lavanda. La storia della lavanda assomiglia a quella delle api, tra pensarla e metterla in atto è stato tutt'uno, partenza alle 5 del mattino, direzione Venzone, un paesino a 15 chilometri dal confine con l'Austria, per acquistare una varietà di lavanda angustifolia particolarmente selezionata. Alle venti Alessandra e Franco rierano a casa e scaricavano le 500 piantine dal kangoo (a Venzone ancora si chiedono come abbiamo fatto a caricarcele tutte!). Al mattino presto si va a togliere un po' di erba nel campo, si innaffiano solo al bisogno, perché la lavanda non vuole troppa acqua e le piccole piantine accuddite come bimbe, ora hanno triplicato il loro volume e regalano una splendida fioritura benché ancora giovani, e a dispetto del fatto che il terreno argilloso non sia ottimale per loro. Il primo raccolto verrà fatto verso fine luglio (chi ha voglia di lavorare un po' è il benvenuto). Abbiamo inizato anche la coltivazione della "Zima di Firenze", lo zafferano delle colline fiorentine, che abbiamo raccolto tra ottobre e novembre, ottenendo una spezia di qualità eccellente in termini di aroma e colore, imparagonabile a quella che si trova più comunemente in commercio.

Vi invitiamo pertanto a venirci a trovare, per ritrovare uno scorcio di tempo in cui il trascorrere è imposto dalla natura. Ovunque è così, ma lontano dalla campagna di questo si colgono solo gli aspetti "meteo" e non se ne comprende le implicazioni per gli esseri viventi animali e vegetali e in particolare per noi, che in quanto esseri di questo pianeta, ne siamo a nostra insaputa coinvolti.

Le api sono di Alessandra, ma in realtà è Alessandra che è delle api, sono loro a reclamare le sue cure altrimenti possono soccombere. Alessandra è della lavanda, altrimenti non cresce e non da frutto. Anche lo zafferano impne le sue esigenze, e chissà altro ancora, come i suoi bambini, come tutti, dobbiamo comportarci bene, perché pensiamo che il mondo sia nostro ma la realtà è che siamo noi del mondo e dobbiamo prendercene cura. Chi può dire se è un bene o un male poter avere uno zucchino fresco in tavola a dicembre (solo per dirne una, probabilmente la meno significativa), ma vi invito a verificare con mano, occhi, palato e i sensi tutti, venendoci a trovare nella bella e nella necessaria stagione.

Alessandra